lunedì 30 maggio 2011

"Che cosa ti aspetti da me?", L. Licalzi

Da quando sono qui, se ancora avessi avuto dei dubbi, ho definitivamente capito che neanche l'altruismo esiste, almeno come idea pura. L'altruismo è la maschera dorata dell'egoismo, in qualche caso del narcisismo, nient'altro che una sua anomala gratificazione. C'è qualcuno che crede davvero all'esistenza sulla faccia della terra di un uomo che mette gli altri prima di se stesso? O che almeno non usa gli altri, magari in buona fede e con intenti lodevolissimi, per carità, ma pur sempre in suo favore? C'è chi gode a fare del male e chi gode a fare del bene, ma tutto alla fine serve sempre e solo al proprio godimento. A far del bene ci si sente buoni e in pace con la propria coscienza, si soddisfano esigenze personali in fondo, che per alcuni addirittura si esauriscono nell'ammirazione suscitata nella gente. Bisognerebbe che fosse il contrario, allora sì che si capirebbe se l'altruismo esiste davvero. Bisognerebbe che a far del bene si provasse disagio, sensi di colpa, rimorsi; quanti continuerebbero a fare del bene se le cose stessero così? Allora sì che ci crederei, io, all'altruismo, altrimenti è troppo facile. E allora non ci credo.

domenica 15 maggio 2011

Questo è quel lago

Mi impensierisce molto scrivere il post che vorrei scrivere stasera. Non è facile, per tanti motivi: una parte di me pensa che il tema sia pietoso, l'altra parte di me a questo tema gli vuole bene, e pensa che l'archiviazione come "pietoso" sia la solita scusa che usa la parte più arida razionale e bacchettona di me per quello che smuove nell'altra mia parte più zingara (Amici miei parlando) sensazioni sconvenienti per cose sconvenienti.
La Goliardia. Anzi, spiegare o anche solo raccontare la Goliardia a persone che non hanno tanta o per niente idea di cosa sia. Sarà a due voci questo tentativo di spiegazione, sappiatelo, in virtù dell'affatto incipiente ma ben radicata schizofrenia che mi assale e travolge in particolare nel trattare argomenti spinosi e controversi.

Le matricole sono quei coglioni alcolizzati che passano la loro vita diciamo universitaria (perchè per dire studentesca bisognerebbe che studiassero) a farsi dire da altri coglioni alcolizzati più grandi, alcuni decisamente vecchi, dotati quindi di più "bolli", ad esempio di abbassarsi i pantaloni intonando sonori "coccodè" in mezzo a Via del Corso. E dopo esserselo fatto dire lo fanno, con un entusiasmo sconcertante. Chi "fa le Feriae" (Matricularum Senensium) con la scusa di voler rendere immortali e indimenticabili i propri 20 anni, che diventano atrocemente 30 e poi drammaticamente 40, vive (spesso sopravvive) in un'eterna e direi amara Sindrome di Peter Pan, da cui non guarirà mai. Avviene un inquietante lavaggio del cervello che si basa sullo spirito di appartenenza e di partecipazione a valori (?) condivisi, che è il motore primo di ogni associazione umana (dalla parrocchia a Al qaeda, ognuna col suo fardello di drammatici risvolti se non fosse per l'ancestrale vantaggio darwiniano dell'aggregarsi - per la serie: "Nessun uomo è un'isola. Maledizione."). Credono che la loro giovinezza (??) sarebbe uno degli effimeri gigli che si fuggono tuttavia, che fioriscono e sfioriscono ad ogni angolo di strada, triturati dall'impietoso volare via del tempo, e che invece così il loro nome di Principi e Balioti resterà, a fianco delle grandiose gesta di cui comunque poco si ricordano da sobri, negli annali della gloria (se non altro nella lista di Wikipedia e su Youtube).

Il fatto è che io ci casco sempre con tutte le scarpe; mentre questa stronza acida che mi porto appresso e di cui ora sapete l'opinione mi guarda con disapprovazione io mi commuovo e a teatro, nella penombra, prima che vada in scena l'ultima rappresentazione dell'Operetta, canto sottovoce Gaudeamus Igitur sorridendo, rispolverandolo da un devo ammettere amato cassetto della memoria, quello di una me sedicenne, poi diciassettenne, studentessa di un liceo per niente estraneo a questo clima e che a sua volta era per questo amato/odiato a seconda di quale veste mi andava di portare. Non me ne frega più un cazzo del nonnismo (deprecabile e fascista blablabla), del divieto per le donne di partecipare (antidemocratico e razzista blablabla), del fatto che un tizio di credo neanche 5 anni più giovane di mio padre mi abbia appena messo una mano quasi sul culo per passarmi poi avanti in fila al bar (viscido maniaco blablabla). La città per questa settimana è loro, fanno quello che devono e cioè quello che vogliono. C'è dell'attrazione in tutto questo, come in tutto ciò che a pelle suona sbagliato. Il Gaspero mi rapisce, mi porta con sè nella voluttuosa e riposante ottica del fancazzismo proclamato con fierezza come unico stile di vita che abbia un senso adottare dal momento che del doman non v'è certezza. Piume, mantelli, gente che conosco. Baci, abbracci, odore di vino e di sudore, Facce nuove e più giovani che mi fanno sentire addosso la loro stessa ansia che troppo presto verrà un domani che non voglio, in cui quello non sarà il mio posto, in cui dovrò semmai preoccuparmi egoisticamente che non lo frequentino troppo i miei figli (e quel che è peggio le mie figlie!). C'è della genialità in questa casta di deficienti fuori dal mondo e dal tempo, l'ho pensato oggi ad esempio mentre leggevo su un loro vecchio Numero Unico di uno scherzo, uno dei tanti, fatto ai residenti del centro e al Comune (lettere distribuite in ogni casa con scritto che per emissione di falsi permessi ztl tutti dovevano entro 48 ore farvi apporre un timbro indelebile previa autenticazione dello stesso; conseguente isteria collettiva e intasamento degli uffici). Con un certo spirito decadente oggi torno a Firenze dopo questa parentesi senese, con la sensazione che le mie radici di identità si trovino dove meno vorrei che si trovassero ma dove in fondo mi piace che si trovino...

martedì 3 maggio 2011

Il cavaliere inesistente

Quel polverone vide Rambaldo che correva a piedi a cercarla e le gridò: "Dove vai, dove vai, Bradamante, io son qui, per te, e tu vai via!" con quella testarda indignazione di chi è innamorato e vuol dire: "Son qui, giovane, carico d’amore, come può il mio amore non piacerle, cosa mai vuole costei che non mi prende, che non mi ama, cosa può volere di più di quel che io sento di poterle e di doverle dare?" e così imperversa e non si dà ragione e a un certo punto l’innamoramento di lei è pure innamoramento di sè, di sè innamorato di lei, è innamoramento di cosa potrebbero essere insieme, e non sono. E in questa furia Rambaldo correva alla sua tenda, preparava cavallo armi bisacce, partiva anch’egli, perchè la guerra la combatti bene solo se tra le punte delle lance intravedi una bocca di donna, e tutto, le ferite il polverone l’odore dei cavalli, non ha sapore che di quel sorriso.




lunedì 2 maggio 2011

Revival a casa di Chio

No scusate ma non posso esimermi dal compiere questo gesto insano.. sono a casa di Chio e abbiamo appena trovato questa lista di minchiate venute fuori nel nostro delirante studio di gruppo di Istologia.. come stavamo al primo anno?? E si può solo che peggiorare.. andiamo bene!!

- La Faussone, che schifo.. secondo me le placente che abbiamo visto erano sue! (Chio)

- Ho anche le pesche.. e le ciliegie
- Ma le pesche sono liscie?
- Sì
- Oh, bene! E sono dure?
- Durissime
- Ok.. via dammi le ciliegie

(Io e Chio che ha le idee chiare)

- Aaah, ma le mammelle soprannumerarie possono essere tolte chirurgicamente!!! Altrimenti uno cammina a 4 zampe come le lupe (mia considerazione senza senso di cui mi vergogno immensamente)


- Gli uomini di figli ne vogliono sempre di più sì! Tanto nn è che tocca a loro farsi vomitare dentro! (Andre materna come me)

- No scusate.. dopo 4 settimane, cioè dopo ben un mese che hai fatto la minchiata, e ogni giorno sono successe 1000 cose per cui le stesse 3 cellule si sono chiamate in 100 modi diversi.. il merda è di 5 millimetri?? (Io materna come Erode)

- Io morirò per degenerazione grassa di me stessa (Chio e la secrezione olocrina)

- Posso leggere io? Se sottolineo e basta rido! (Chio ha reazioni inconsulte)

- Questa sedia è proprio comoda! Mi viene da ridere da quanto è comoda! (Chia nn è sola, c’è anche Vale)

- Iacopo ho perso gli antistaminici..
- Potrei anche sforzarmi di fingermi dispiaciuto.. ma non lo farò (Iacopo sempre consolante quando ho bisogno d’aiuto)

- Fanno tanto schifo le placente?
- Un pò.. però a me mi ricordavano una cosa che ho mangiato in Francia! (Andre pensa a mangiare nei peggiori momenti)

- Non voglio più essere in questo corpo (Chio e i primi inquietanti riferimenti seri alla morte)

- Secondo voi se mi butto dalla mia finestra muoio? (Chio si aggrava)

- Io penso di voler passare a miglior vita.. non so voi (Chio ci vuole bene e cerca di coinvolgerci)

- Vorrei essere in una stanza gelata.. cn tante palline che sono M&M’s.. buttarmici sopra e mangiarmele (I desideri di Vale in botta perenne)

- Faremo cagare per sempre (Eccoci)

- Sivs, forza, mimaci un vivace movimento ameboide (Vale)

- Il mio cammello a pallini secondo me è di connettivo: ci sono cellule intersperse in una matrice lassa (Io e peluches dell’Ikea)

- No, non può STARE VENENDOMI fame! (Chio che senza zuccheri al cervello manifesta afasie)

- Lo spermatozoo un capisce manco se lo chiami per nome! E’ l’ovulo che quando passa gli dice: "A tonto!!" ..una cosa deve fà, manco quella!! (Vale e la fecondazione)

- La soluzione è facile: caffeina e ansiolitici.. meglio delle anfetamine faranno! (Chio e la promozione della salute)

- Sai ora cosa mi andrebbe? Di prendere la rincorsa e buttarmi giù di sotto! (Occhio, Chio è contagiosa)

- Te eri così guarda Valentina.. tutta bocca e culo! (Iacopo, il disco embrionale e la galanteria)

- No io non ero fatto così, io ero l’humunculus.. sono nato uguale uguale a ora; a mia madre si sono "aperte le acque", sono uscito, ho stretto la mano al primario di ostetricia e sono subito venuto qui in biomedica a studiare (Iacopo)