giovedì 14 luglio 2011

Ormai mi sono fissata: "Cosa ti aspetti da me?"

Non sono mai stato un uomo tranquillo. Ho vissuto spesso nell'inquietudine, nel tormento esistenziale, nel disagio a volte. E anche nelle cose più semplici, quotidiane, sono stato sempre insofferente. Insofferente alle attese, alle code nei negozi, alla lentezza, di tutti i tipi, soprattutto quella mentale. Ho sempre provato nella mia vita, chissà perchè, un sottile senso di non appartenenza, ovunque fossi, in qualsiasi situazione mi trovassi, fosse stata perfino una cena tra amici, magari solo per qualche istante mi sentivo fuori posto. Figuariamoci adesso. No, non posso dire di essere stato un uomo in pace con se stesso, ma questo non ha mai rappresentato un problema per me. "Prima di star bene con gli altri devi imparare a star bene con te stesso", si dice. Può darsi, può darsi che a causa di questo mio malessere interiore abbia coltivato, e devo dire con sottile piacere, una certa tendenza alla misantropia. D'altra parte quelli che stanno bene con se stessi io non li sopporto, non li ho mai sopportati, sono sempre un po' coglioni. Tanto tempo fa ho detto ad un tizio, un nostro vicino di casa in Italia: "Lei starà bene con se stesso ma io non sto bene con lei perchè lei è un imbecille". Ci avevano invitato a cena, lui e la moglie, poco tempo dopo il trasloco definitivo dall'Inghilterra; credo rientrasse nei doveri di buon vicinato. E questo tizio, con la sua ostentata serenità, che tra l'altro gli dava una vaga espressione bovina, nel breve arco di una cena mi era diventato insostenibile. E così, quando se n'era uscito dicendo non ricordo a quale proposito che lui stava bene con se stesso, non gliel'avevo fatta più, ero sbottato e gli avevo detto quelle precise parole. Karen non mi ha parlato per una settimana, il mio vicino per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento