lunedì 5 dicembre 2011

La fine è il mio inizio, T. Terzani

Il mondo fuori non ha risolto i suoi problemi attraverso la politica. Io dapprima ci credevo tanto nella conoscenza, fino a che non mi sono reso conto che la trasformazione esterna della società non fa niente per la trasformazione psichica dell’individuo. Niente. Rivoluzioni, guerre, ammazzamenti, massacri, e poi tutto è come prima. La violenza, la paura, la disperazione, la miseria non si risolvono. E il mondo interiore non avanza. Per niente. L’ho già detto mille volte: pensa al progresso che l’uomo ha fatto nei millenni a partire dalla clava usando la conoscenza! Ma lui è diventato migliore? No. Sono partito, come tutti i giovani, con un grande senso di voler cambiare il mondo, di renderlo migliore facendo tutte le cose che si pensa servano al mondo, quelle esterne. Cambi politica e dai un pò più di lavoro alla gente, distribuisci la ricchezza; con l’ingegneria fai un bel ponte che serve per attraversare un fiume. E poi ti accorgi che la soluzione non è lì. La soluzione a me pare di averla trovata nel senso che se riesci a migliorare te stesso, a fare qualcosa di te stesso e a renderti conto dell’inutilità di tutto il resto, forse metti le basi per qualcosa di grande che è, secondo me, essenziale: l’evoluzione dell’uomo verso un piano superiore. Così sull’Himalaya sono arrivato in quel posto fuori dal mondo dove mi sono dedicato solo a me e che finalmente mi ha dato per un istante la folgorazione di qualcosa al di là.
FOLCO: Una volta ho incontrato un sadhu che diceva una cosa interessante. Non so se sia vera, ma mi pareva sensata. Mi diceva che 98 pensieri dei 100 che uno ha, li ha già avuti. Anche i pensieri si ripetono.
TIZIANO: Tante volte perciò fermare il pensiero, zittirlo completamente, per trovare poi, forse, nel silenzio uno o due pensieri, ma che siano nuovi. Me la sono inventata un pò questa vita, no? Sono stata mille cose, alcune vere, alcune potenziali. Sono stato gigione, sono stato attore, assassino, pedofilo, adultero, tutto sono stato, come tutti. Sono stato tante cose in tempi diversi. Tante cose vere, intense. E ogni volta l’una sostituiva l’altra, entrava nell’altra come in un cannocchiale. Mamma mia quante parti ho fatto, quante maschere ti metti che alla fine ti soffocano. Fino a che un giorno dici: "Io, questa – pfft! – la butto via". E alla fine sono Anam, uno senza nome, senza storia, senza passato. Perchè tutta quella roba lì è frattaglia e al cuculo non gliene importa proprio nulla. Ma non per cattiveria, non è che mi vuole male. Anzi, magari canta anche per me. Tu mi chiedi chi sono. Bene, sono stato innanzitutto tante maschere, ognuna vera, ognuna falsa, perchè cambia col tempo e diventa altra. E qui dico una verità che tutti i saggi hanno capito: che non c’è permanenza. Niente è permanente, niente è permanente in questa vita. Ora non porto più nessuna maschera, ed è questo che mi dà questa grande libertà. Mi sento leggero. Ho il senso che non mi tocca più nulla, perchè non sono quella maschera, non sono questo corpo, non sono… sono una cosa molto più grande, molto più piccola molto più particolare, ma non sono niente di tutto quello. E proprio perchè non sono niente di specifico, mi posso permettere di pensare che sono tutto.
FOLCO: Se uno accetta la morte, cosa può volere di più? Cosa può esserci di più interiore dell’accettare la propria morte?
TIZIANO: E ancora più completo è l’integrare il male con il bene, la morte con la vita. Perchè se lo hai capito non soltanto con la testa, se davvero riesci a integrarli, allora hai sentito col cuore, con l’intuizione, la quintessenza dell’universo. Lo senti se hai capito che in fondo non c’è differenza.
FOLCO: Mi domando se l’illuminazione non sia proprio l’arrivare a guardare il mondo così com’è e vederlo come perfetto. Cioè, vedere che non c’è niente da cambiare. Che l’abbrutimento, le torture in Iraq e l’acqua che viene troppo calda dalla doccia, tutto è esattamente come deve essere.
TIZIANO: Mi colpisce questa definizione. Forse è giusta, forse hai ragione. Anzi, mi colpisce questo tuo pensiero perchè forse è proprio così. Perchè anche nella mia aspirazione a un uomo migliore, più spirituale, c’è desiderio. E c’è una cosa ancora più terribile, c’è divenire. Invece hai ragione tu, sì. Capire che è perfetto. E che non diviene: è. Di tutti i discorsi del Vecchio, che mi appassionavano, che trovavo interessanti, la cosa per me più bella era, all’alba, salire sul crinale. Sai, alto su quel crinale dell’Himalaya, davanti a un oceano di montagne godi di sentirti vivo, di sentire la tua carne trafitta dalle ondate di vento. Alla fine dei conti era questo che mi dava grandezza. Mi sentivo così pieno d’immenso. Perchè io non sono un intellettuale. Capisco, mi interessa, mi apre l’occhio, ma io sono uno fisico. Queste montagne, queste montagne Folco! Una mattina su quel crinale mi ha colpito un maggiolino. Mi sentivo quel maggiolino, Folco, non un elefante, quel maggiolino. L’ho seguito, camminava avanti e indietro e poi è arrivato in cima al filo d’erba e ha aperto le sue piccole ali vellutate, trasparenti, ed è schizzato via. Ma non su un altro filo d’erba vicino, verso l’infinito! Sotto c’era un precipizio di centinaia di metri e quel bischerello, stupendo, lucido, con quei puntini, è partito verso le montagne. Ed ecco, lì davvero, Folco, credimi, ho sentito che la mia vita era parte di questo. E poi fai un piccolo salto e senti che tu sei il vento, che tu sei il maggiolino, che questo corpo insomma… E con questo vivi, vivi bene, ti prepari. Niente diventa più terribile. Non mi interessava più, questo cancro. Allora, schiacciato da una cosa, mi restava però tutto quello che c’era intorno, questi alberi di deodar, da secoli lì, sotto le intemperie, e io seduto ai loro piedi. Era come se la loro linfa, il mio sangue, il mio respiro fossero tutti la stessa cosa, e io fossi parte di quella. Quella notte sono andato a letto in trance. Sono così, non sono nient’altro. Non sono un intellettuale, non sono un costruttore d’imperi, non sono un profeta, sono uno che alla fine della vita ha goduto anche della sua fisicità. E attraverso di quella, stranamente, a un certo momento, grazie indubbiamente prima di tutto al Vecchio, sono arrivato al di là della materialità. Ho potuto sentire un senso più grande, che era legato al tutto e che è la mia grande consolazione di ora. Perchè non mi si toglie. Non mi si toglie. Siamo sostenuti da qualcosa che non sono le bischerate a cui teniamo. Chi regge tutta questa roba? Chi la tiene assieme? Basta che cambi di qualche grado la temperatura e si sciolgono i ghiacciai e finisce tutto. Ma per ora tutto tiene. Chi fa cantare gli uccellini? C’è questo essere cosmico, e se per un attimo hai la folgorazione di appartenergli dopo non hai più bisogno di altro.

sabato 3 dicembre 2011

Per i giovani (La fine è il mio inizio, T. Terzani)

Quello che un padre vuole per i figli può essere pesantissimo. La libertà va lasciata. E’ inutile rompersi i coglioni, tanto le giustificazioni psicoanalitiche, psicologiche, lasciano il tempo che trovano. Fossi stato un padre pallelesse, impaurito, incapace di tutto, da grande me lo avresti rimproverato. "Quello era un pallelesse, non mi ha insegnato nulla, non mi è stato esempio di nulla!". Se invece ero un padre forte, duro, com’ero, potevi dire: "Madonna, mi ha represso!". Il fatto è che io ero chi ero, tu eri chi eri, e bisognava arrangiarsi. Hai il padre con i coglioni grossi? Bene, gestiscitelo! Non avevo fatto per voi piani precisi. Tu avrai avuto l’impressione che certe volte ti volessi spingere verso il giornalismo, ma non era affatto così. Uno non nasce per fare il giornalista come non nasce per fare l’ingegnere o il tramviere. Queste sono tutte cose che uno fa per poter vivere più o meno piacevolmente. Se allora mi devo chiedere che cosa per te io ho sognato, te lo dico semplicemente: volevo che tu fossi un uomo libero. Proprio a questo ci tenevo tanto, e avevo questa strana formula, un pò grulla anche, un pò, come dire, maschilista, che siccome tu eri l’uomo, mio figlio, sentivo che potevi essere un uomo libero, ma che non saresti mai stato felice perchè la libertà e la felicità non vanno di pari passo. Per la Saskia invece, che mi assomiglia molto di più per tanti versi, precisa com’è e attenta ai suoi doveri, mi auguravo che fosse felice, sapendo che non sarebbe mai stata libera. Perchè una donna si sposa, fa figli e non è libera come lo sono stato io e come poi sei riuscito ad esserlo tu. Questa era l’unica formula con cui pensavo a voi. E tutto quello che vi ho permesso di studiare e che ho pagato salatamente devo dire, e in alcuni casi anche inutilmente, non era per darvi un mestiere, era per darvi una cultura. Quello che mi sconcertò, e che è un pò il segno della perversione dei nostri tempi, fu che alla cerimonia di laurea della Saskia, dopo i riti nella cappella del suo collegio a Cambridge, su quel bellissimo prato nel solito pomeriggio assolato, non uno dei suoi compagni volesse fare il maestro, insegnare letteratura o storia, non uno volesse andare, che so io, a insegnare l’inglese a Timbuctu. Volevano tutti andare a lavorare nella finanza. Rimasi di stucco. Oh Folco, pensa che io avevo studiato trent’anni prima e che nessuno della mia generazione era finito in banca. Alcuni di noi furono costretti ad andare all’Olivetti perchè non s’aveva quattrini, ma l’idea di studiare delle grandi cose in queste belle università piene di storia per andare poi a gestire dei soldi con un computer mi pareva sacrilego. Io ci tenevo a esporvi alla diversità. Quando ti sei laureato ti ho portato per una settimana ad Angkor a vedere quei templi nascosti nella giungla perchè volevo che ti entrasse dentro una misura della grandezza umana. Se tanti giovani si sentono disperati è perchè non guardano. C’è così tanto da fare! E tanti fanno anche, c’è tanto volontariato in giro per il mondo. Uno non può rinunciare agli ideali.
FOLCO: Spesso uno fa delle scelte perchè non sa che ci sono alternative. Servono dei modelli a cui inspirarsi.
TIZIANO: Io trovo che la cosa più bella che un giovane possa fare è di inventarsi un lavoro che corrisponde ai suoi talenti, alle sue aspirazioni, alla sua gioia, e senza quell’arrendevolezza che sembra così necessaria per sopravvivere. "Ah ma io non posso perchè…". Tutti possono. Ma capisci quello che dico? Bisogna inventarselo! In qualche modo io ho avuto fortuna perchè ho fatto un pò così. Il mestiere che ho fatto non era proprio quello del giornalista, me lo sono inventato. Fare il giornalista per me era una specie di copertura, come uno che fa il mercante per fare la spia. Perchè in verità, sì, lo facevo con passione, ma non era la mia ossessione. La mia ossessione era vivere, vivere a modo mio, vivere come mi piaceva, vivere con queste grandi piccole gioie. Se rimani nel conosciuto non scoprirai niente di nuovo. E così è quando cerchi. Se sai quello che cerchi non troverai mai quello ce non cerchi… e che magari è giusto la cosa che conta, no? Per cui è uno strano processo che richiede grande determinazione, perchè implica rinuncia, assenza di certezze. E’ comodo adagiarsi sul conosciuto. Alle 8 c’è il treno, alle 9 apre la banca, comportati bene, non rubare i soldi, e avanti. Ma se tu esci dal conosciuto e cerchi strade che non sono state completamente battute o, come dico, se te le inventi, hai la possibilità di scoprire qualcosa di straordinario. Ogni garanzia è una condizione, no? Se tu vuoi avere la pensione, devi lavorare tutta la vita. Se vuoi avere l’assicurazione, la devi pagare. Ma pagare l’assicurazione vuol dire mettere da parte ogni mese 300 euro. Non sei libero, perchè una garanzia è una condizione, è una limitazione. Ma secondo me c’è in tutte le cose sempre una via di mezzo. Non occorre nè rinunciare a tutto, nè volere tutto. Basta avere chiaro cosa stai facendo, quali sono i compromessi. In qualche modo c’è, nel fondo, il desiderio umanissimo di una relativa immortalità, di una continuazione attraverso qualcuno che fa la tua stessa strada o che rappresenta i valori in cui hai creduto. Se hai capito qualcosa, la vuoi lasciare lì. Ognuno lo può fare, ci vuole solo coraggio, determinazione, e un senso di sè che non sia quello piccino della carriera e dei soldi; che sia il senso che sei parte di questa meravigliosa cosa che è tutta qua attorno a noi. Capito? Fare una vita, una vera vita in cui sei tu, è fattibile, fattibile per tutti. Una vita il cui ti riconosci.

giovedì 1 dicembre 2011

Addio (La fine è il mio inizio, T. Terzani)

Io non sono antimodernista o antiscientifico, ma di nuovo occorre trovare un equilibrio, cercare la Via di mezzo. C’è qualcosa in noi – il cuore, il sentimento dell’amore, l’intuito – che la scienza non prende in considerazione. Non vuole saperne dei sentimenti. Allora, vedi che questo lasciare che la voce del cuore ti parli nessuno lo fa più. Anzi, farlo è considerato un pò, insomma, da semplici. Tu pensa, ci sono grandi scienziati, personaggi che scoprono cose incredibili. Ma non necessariamente perchè uno vince il Premio Nobel per la chimica è un maestro, è un risvegliato. Può anche essere un coglione. L’uomo si illude di conoscere e certamente fa strada sulla via della conoscenza. Ma si rende conto che ogni volta che arriva al limite di ciò che è conosciuto, lo sconosciuto è immensamente più vasto di quello che lui conosce e che riuscirà mai a conoscere. Sarebbe bello allora accettare che c’è questo mistero, che c’è quello che non capirai mai, e abbracciarlo. Compreso il mistero della morte. Perchè vedi, si muore dal momento che si nasce. Si è giovani e si pensa che la morte è degli altri. Ma se uno imparasse già da bambino che la morte è parte della vita, che tu puoi integrare la morte nella vita, allora la tua vita sarebbe più bella, perchè conterrebbe questo contrasto e questa dimensione. Mica devi morire! Campa fino a cent’anni, ma campa con la coscienza che la tua vita e la tua morte sono la stessa cosa. Si deve guardare il mondo in un altro modo. Guardalo in un modo tuo, in un modo più sensibile. E’ lì, meraviglioso. Invece lo guardiamo tutti allo stesso modo e sempre di più lo guardiamo attraverso questi maledetti mezzi tecnologici. Non guardiamo più il mondo com’è e non lo guardiamo con i nostri occhi. Saskia, tu sei una bella donna, madre e giovane. Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo. Senti la pace davanti a queste montagne. Mettiti per un quarto d’ora lì a sentire il silenzio, a sentirlo. Ascolta il silenzio! Chi lo fa? E’ tutto un rumore e il mondo passa. Passano milioni di formiche meravigliose, di farfalle, di fili d’erba, e non te ne sei accorta. Un treno che passa attraverso una galleria. E hai perso un’occasione, quella di diventare migliore, di arricchirti. Ma lo senti che quello che dico è così banale, così semplice, eppure sembra una grande scoperta? Quando la gente ha un problema, invece di fermarsi, invece di stare in silenzio ad ascoltare la voce del cuore, esce, va in mezzo alla folla, va al cinema, va a farsi una scopatina per rintronarsi, per dimenticare. Invece di fermarsi. Fino a che un giorno arriva… lo sgomento prima o poi arriva. E non sei pronto, non hai gli strumenti, non ti sei preparato. Allora quando hai un problema fermati, fermati. Ascoltalo e cerca di trovare la risposta dentro di te. Perchè c’è. Dentro di te c’è qualcosa che ti tiene insieme, che ti aiuta, c’è una vocina. Ascoltala. Questi la chiamano Dio, quelli la chiamano qualcos’altro, ma insomma c’è. La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. E’ più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è speranza. E’ difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta. L’altra cosa che io ripeto, e spero che tu la capisca, è di essere cosciente di quello che ti succede. Non prenderlo alla leggera. Bisogna essere all’erta e prendersi dei momenti da soli, di silenzio, di riflessione, di distacco. E guardare. Non cercare mai di ripeterti. E vivi ora! Il passato è semplicemente un ricordo, non esiste. Sono le tue memorie che accumuli, riordini, falsifichi. Ora invece non falsifichi niente. Quello che ti aspetti dal futuro è una scatola piena di illusioni, vuota. Chi ti dice che si riempirà? La vita avviene in questo momento ed è in questo momento che uno deve saperne godere.

No vabbè... la tenerezza!!

1. L’amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a qualcuno senza volere che l’altro le dia a te. (Gianluca, 6 anni)
2. Quando nonna aveva l’artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l’artrite pure lui. (Rebecca, 8 anni)
3. L’amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi. (Martina, 5 anni)
4. L’amore è la prima cosa che si sente, prima che arrivi la cattiveria. (Carlo, 5 anni)
5. L’amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna, 5 anni)
6. L’amore è quella cosa che ci fa sorridere quando siamo stanchi. (Tommaso, 4 anni)
7. L’amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele, 7 anni)
8. L’amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo. (Elena, 5 anni)
9. L’amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l’ho lasciato solo tutta la giornata. (Anna Maria, 4 anni)
10. Non bisogna mai dire "Ti amo" se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. Le persone si dimenticano di tutto. (Jessica, 8 anni)


mercoledì 7 settembre 2011

Ole su ordinaria violenza a persone e cose

Gli allievi P. T. F. C. G. e N. sono stati sorpresi a utilizzare il loro compagno D. come ariete per sfondare la porta dell’aula.

L. appicca fuoco alle gambe del compagno.

L’alunno S. durante l’ora di mensa ustiona gravemente il compagno L. con una forchetta arroventata.

M. in preda a una crisi isterica rovescia il cestino della spazzatura sopra una sua compagna.

L’alunno M. tenta di accecare S. con la corda della veneziana dopo aver constatato che la resistenza del cavo non è tale da consentire l’impiccagione del compagno.

L’alunno E. e l’alunno M. chiedono al compagno B. se il suo libro sappia volare. Alla risposta scherzosamente affermativa di quest’ultimo scagliano lo stampato giù dalla finestra che dà sulla strada. Dopo un volo di circa 5 metri, il libro si schianta contro un’auto parcheggiata e ne attiva la sirena dell’antifurto. Purtroppo per loro l’auto è del preside, dal quale li ho appena mandati a colloquio.

T. ha sputato sulla mia auto.

Dopo il suono della campanella, che segnala l’inizio della ricreazione, l’alunno D. per manifestare la sua gioia sbatte ripetutamente la sedia sul banco.

Un oggetto volante non identificato proveniente da non si sa dove e lanciato da non si sa chi colpisce in fronte A.

L’alunno I. è pericoloso per l’incolumità, anche fisica, della classe.

L’alunno M. dorme in classe con disprezzo. Quando viene svegliato, rovescia i banchi ed esce dall’aula.

C. entra in classe 20 minuti dopo l’inizio della lezione, si rotola sul pavimento, versa il tè sul libro del compagno, si lascia andare a turpiloqui e tenta di sedurre la docente.

lunedì 22 agosto 2011

Ola n.11

D. e N. saltellano per la classe tenendosi per mano e sputandosi.

sabato 20 agosto 2011

Ole a sfondo parareligioso

C. corre per i corridoi urlando: "Dio mi insegue".

P. si butta per terra e comincia a recitare l’Ave Maria al contrario battendo piedi e mani.

L’alunno S. maledice me e la "inutile bastarda lingua che insegno".

Lo studente S. colpisce ripetutamente con il quaderno ad anelli E. alla testa, sostenendo che deve esorcizzarlo.

Gli alunni G. C. M. e A. giocano a poker in classe durante la lezione di fisica. Il sottoscritto se ne accorge quando C. lancia una bestemmia per festeggiare un full.

L’alunno D. dopo essersi totalmente scordato che nel giorno 25 ottobre era prevista una verifica di traduzione latina, alle ore 8,25 mentre i compagni svolgono regolarmente il compito apre la porta dell’aula, la richiude violentemente dopo una sonora bestemmia e credendo di non essere stato scorto dalla sottoscritta si allontana dall’edificio.

L’alunno M. incita i compagni a una crociata contro gli "infedeli" della classe accanto. Alle mie richieste di smetterla, mi risponde: "Dio lo vuole".

martedì 16 agosto 2011

"La filosofia in 32 favole", Ermanno Bencivenga

C’era una volta domani. Adesso nn c’è più. C’è un altro giorno che chiamano domani, ma domani nn c’è più. Domani è diventato ieri, o l’anno scorso, e così diventando nn è più lo stesso. E’ un pò come un bravo bambino che diventa un ladro polli: nn è più lui, ormai è un altro.
Domani era una bella giornata di sole. Ci si alzava presto al mattino e ci si sentiva pieni di energia. Si correva fuori, si facevano quattro salti nel prato, poi dentro ancora per una bella doccia e una buona colazione. Davanti al caffelatte fumante si parlava dei programmi della giornata: c’erano spese da fare dopo la scuola, amici da vedere e la sera una partita molto importante per televisione. Alla nostra squadra bastava pareggiare per andare in finale, così gli altri dovevano attaccare e attaccando si sarebbero scoperti..
Io ero affezionato a domani. Ogni tanto un giorno così ci vuole: mi mette di buon umore e il sorriso ti rimane dentro a lungo, come una fiamma che ci mette un pò a spegnersi. Adesso domani nn c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso. E nn è più lo stesso: quando domani è diventato ieri pioveva e nn si poteva andare fuori e nessuno aveva voglia di parlare e la nosta squadra ha perso 5 a zero. Gli altri dovevano attaccare e l’hanno fatto. Adesso c’è un altro giorno che chiamano domani, e qualcuno dice che questo giorno c’è il sole e si può andare fuori e la partita la vinciamo. E forse è vero, ma me nn interessa; anzi, nn so perchè lo chiamiamo domani. Domani nn c’è più: è diventato ieri, o l’anno scorso.

domenica 14 agosto 2011

Ole a sfondo animale

P. urla continuamente come le scimmie del Burundi.

La classe miagola insistentemente.

Z. urla in maniera animalesca alla mia affermazione che la letteratura greca può essere attuale.

L’alunno C. emette suoni non riconducibili al genere umano.

V. e C. liberano nei corridoi della scuola 64 rane.

L’alunno P. ha ammazzato una mosca con il foglio del compito in classe. In seguito a questo evento l’intera classe si è alzata in piedi e ha improvvisato una processione per rendere omaggio all’insetto ucciso. Al mio ordine di tornare immediatamente ai loro posti, mi è stato obiettato di non avere sensibilità nei confronti dei morti.

Gli alunni della IIIA si rifiutano di svolgere il tema nell’aula di competenza, in quanto nella notte un gatto è morto sotto la finestra e ora puzza.

Una specie di 8 Marzo :)

Ma come fanno le donne ad essere così fragili eppure così forti? Di quanti strati è composta la loro personalità? Quale segreto nascondono nel fondo dell’anima? Lo sanno loro, almeno… lo sanno?
Io credo di no, altrimenti non si porterebbero dietro quel sottile disagio esistenziale, quell’impalpabile senso di inadeguatezza che le rende così misteriose e vulerabili, così sensibili e complicate, così imprevedibili. Vivi con un uomo per qualche giorno e lo conosci per tutta la vita. Una donna, invece, puoi passarci una vita e un giorno ti sorprenderà, e forse sorprenderà anche se stessa.

"Dove sono gli uomini?" Riprese dopo un pò il Piccolo Principe. "Si è un pò soli nel deserto…". "Si è soli anche con gli uomini", disse il serpente.

Il Piccolo Principe attraversò il deserto e non incontrò che un fiore. Un fiore a tre petali, un piccolo fiore da niente…

"Dove sono gli uomini?" domandò gentilmente il Piccolo Principe.

Un giorno il piccolo fiore aveva visto passare una carovana:

"Gli uomini? Ne esistono, credo, 6 o 7. Li ho visti molti anni fa. Ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qua e là. Non hanno radici, e questo li imbarazza molto".

martedì 26 luglio 2011

Ole miste dal mare :D

Z. tracanna una bottiglia di vino rosso durante la mia ora di lezione.

L'alunno M. mangia in classe emettendo suoni di approvazione per il cibo ingerito.

L'alunno T. distribuisce vodka in classe a pagamento.

... e dulcis in fundo:
Gli alunni D. e K. vengono momentaneamente allontanati dalla classe dopo ripetuti inviti a smettere di imitare il rituale d'accoppiamento del gallo cedrone.

giovedì 21 luglio 2011

Ola n.10

La classe, con la scusa che i prezzi del paninaro sono aumentati, cucina pasta e pesto prtando pentolame, piatti e fornelletto da campeggio.

mercoledì 20 luglio 2011

Ola n.9

L’alunno F. viene sorpreso a copiare da alcuni foglietti passatigli da M.; si giustifica dicendo che i pizzini gli servono per gestire la sua cosca e che M. è sotto la sua protezione.

martedì 19 luglio 2011

Ola n.8

Gentili genitori, vi invito a riflettere sul fatto che con cadenza quindicinale vostro figlio G. è assente di lunedì e giustifica regolarmente scrivendo: "Riposo trasferta ultrà".

domenica 17 luglio 2011

Ola n.7

Dubito che C. sia stato assente per peste bubbonica nei giorni 4, 5 e 6.

sabato 16 luglio 2011

Ola n.6

A. tenta di sottrarsi all’interrogazione di matematica simulando prima allucinazioni e poi autismo.

venerdì 15 luglio 2011

Ola n.5

Lo studente D. giustifica le assenze dei giorni 15, 16, 27 e 18 aprile dicendo di aver avuto una gravidanza isterica.

giovedì 14 luglio 2011

Ormai mi sono fissata: "Cosa ti aspetti da me?"

Non sono mai stato un uomo tranquillo. Ho vissuto spesso nell'inquietudine, nel tormento esistenziale, nel disagio a volte. E anche nelle cose più semplici, quotidiane, sono stato sempre insofferente. Insofferente alle attese, alle code nei negozi, alla lentezza, di tutti i tipi, soprattutto quella mentale. Ho sempre provato nella mia vita, chissà perchè, un sottile senso di non appartenenza, ovunque fossi, in qualsiasi situazione mi trovassi, fosse stata perfino una cena tra amici, magari solo per qualche istante mi sentivo fuori posto. Figuariamoci adesso. No, non posso dire di essere stato un uomo in pace con se stesso, ma questo non ha mai rappresentato un problema per me. "Prima di star bene con gli altri devi imparare a star bene con te stesso", si dice. Può darsi, può darsi che a causa di questo mio malessere interiore abbia coltivato, e devo dire con sottile piacere, una certa tendenza alla misantropia. D'altra parte quelli che stanno bene con se stessi io non li sopporto, non li ho mai sopportati, sono sempre un po' coglioni. Tanto tempo fa ho detto ad un tizio, un nostro vicino di casa in Italia: "Lei starà bene con se stesso ma io non sto bene con lei perchè lei è un imbecille". Ci avevano invitato a cena, lui e la moglie, poco tempo dopo il trasloco definitivo dall'Inghilterra; credo rientrasse nei doveri di buon vicinato. E questo tizio, con la sua ostentata serenità, che tra l'altro gli dava una vaga espressione bovina, nel breve arco di una cena mi era diventato insostenibile. E così, quando se n'era uscito dicendo non ricordo a quale proposito che lui stava bene con se stesso, non gliel'avevo fatta più, ero sbottato e gli avevo detto quelle precise parole. Karen non mi ha parlato per una settimana, il mio vicino per sempre.

Ola n.4

L’alunno S. non rientra in classe dal bagno per motivi di oroscopo sfavorevole.

mercoledì 13 luglio 2011

Ola n.3

R. chiede di poter uscire dalla classe perchè il discorso dell’insegnante non la interessa.

martedì 12 luglio 2011

Ola n.2

L’alunno giustifica l’assenza del giorno precedente scrivendo: "Credevo fosse domenica".

lunedì 11 luglio 2011

"La classe fa la Ola mentre spiego", John Beer

Ho deciso di inaugurare una nuova rubrica, per non far prendere una piega troppo deprimente a questo blog visto il tenore delle mie ultime letture :p Da ora in poi, a prescindere dal fatto che abbia trovato o meno un brano di qualche libro particolarmente rappresentativo, ci sarà un post del giorno: una delle note disciplinari più pazze d'Italia :)

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L’alunno F. si presenta in classe con un ritardo improponibile sostenendo di aver fatto tale ritardo per motivi di vento contrario.

Sempre "Cosa ti aspetti da me?"

No, Dio non esiste, perchè se esiste un dio che consente il dolore del mondo come effetto collaterale della sua conoscenza - se pure la contropartita è la nostra libertà - è un dio difficile da accettare, soprattutto per me che ho pagato sulla mia pelle. E nessuno mi dica che l'agire di Dio è inafferrabile e misterioso, che sta al di là di tutte le idee di giustizia che si possono avere su di lui, perchè non posso accettare nemmeno questo. Sono disposto, anche se con grande disagio, a sopportare la mia sofferenza e quella degli altri, anche quando sembra accanirsi, ma non sono disposto ad accettare la sofferenza dei bambini nascondendomi dietro alle imperscrutabili ragioni dell'agire divino. E' facile vedere Dio nella bellezza della natura o nella perfezione delle dinamiche cosmiche, ma allora lo si dovrebbe vedere anche nelle putride discariche di Calcutta, o in certe camere d'albergo a Bangkok. Lo si dovrebbe vedere, certo, ma io non lo vedo. E pensare che c'è stato un tempo in cui l'ho pregato, Dio, gli ho chiesto di salvare David. Non l'ha fatto. No, mi dispiace, io non ci casco, o Dio interviene sempre, per tutti, o non interviene mai. Ma visto che non interviene sempre allora vuol dire che non lo fa mai, oppure, come è molto più logico pensare, che no c'è. Ce lo siamo inventato noi, prima della ruota, e si è rivelato molto più utile.

Tutti si affannano a cercare il senso delle cose, ma l'Universo è un sistema fisico, che scopo o fine ci può mai essere in un sistema fisico? la Fisica spiega se stessa, purchè non si cerchi qualcosa o qualcuno che spieghi la fisica. Nessuno può spiegarlo perchè, come diceva Platone, la fisica è Dio. Oggi ha assunto la forma dell'Universo, ma c'era già prima del Big Bang e c'è sempre stata. Se tornassimo indietro di venti miliardi di anni e guardassimo oltre l'orizzonte degli eventi la potremmo vedere, potremmo vedere un paesaggio inconcepibile dove lo spazio e il tempo implodono in un cono di gravità che li polverizza, dove le differenza si assottigliano fino a diventare uguali, dove gli opposti si avvicinano fino a diventare unici. Potremmo vedere il vuoto che si è compresso fino a diventare un punto, che conteneva tutto l'Universo e dal quale è esploso il Big Bang. Il vuoto! Non Dio, e neppure il nulla, perchè il nulla è niente e niente potrebbe nascere dal nulla, mentre il vuoto è pieno di Fisica. E' nel vuoto che si nasconde la fisica più violenta. Altra fisica, naturalmente, inaccessibile da questo Universo, ma che per esistere non ha bisogno di nessuno che la crei, non di più, almeno, di colui che avrebbe dovuto crearla. Noi siamo una fluttuazione del vuoto.

Oggi Dio non lo cerco più. Qui dentro non c'è di sicuro.

lunedì 30 maggio 2011

"Che cosa ti aspetti da me?", L. Licalzi

Da quando sono qui, se ancora avessi avuto dei dubbi, ho definitivamente capito che neanche l'altruismo esiste, almeno come idea pura. L'altruismo è la maschera dorata dell'egoismo, in qualche caso del narcisismo, nient'altro che una sua anomala gratificazione. C'è qualcuno che crede davvero all'esistenza sulla faccia della terra di un uomo che mette gli altri prima di se stesso? O che almeno non usa gli altri, magari in buona fede e con intenti lodevolissimi, per carità, ma pur sempre in suo favore? C'è chi gode a fare del male e chi gode a fare del bene, ma tutto alla fine serve sempre e solo al proprio godimento. A far del bene ci si sente buoni e in pace con la propria coscienza, si soddisfano esigenze personali in fondo, che per alcuni addirittura si esauriscono nell'ammirazione suscitata nella gente. Bisognerebbe che fosse il contrario, allora sì che si capirebbe se l'altruismo esiste davvero. Bisognerebbe che a far del bene si provasse disagio, sensi di colpa, rimorsi; quanti continuerebbero a fare del bene se le cose stessero così? Allora sì che ci crederei, io, all'altruismo, altrimenti è troppo facile. E allora non ci credo.

domenica 15 maggio 2011

Questo è quel lago

Mi impensierisce molto scrivere il post che vorrei scrivere stasera. Non è facile, per tanti motivi: una parte di me pensa che il tema sia pietoso, l'altra parte di me a questo tema gli vuole bene, e pensa che l'archiviazione come "pietoso" sia la solita scusa che usa la parte più arida razionale e bacchettona di me per quello che smuove nell'altra mia parte più zingara (Amici miei parlando) sensazioni sconvenienti per cose sconvenienti.
La Goliardia. Anzi, spiegare o anche solo raccontare la Goliardia a persone che non hanno tanta o per niente idea di cosa sia. Sarà a due voci questo tentativo di spiegazione, sappiatelo, in virtù dell'affatto incipiente ma ben radicata schizofrenia che mi assale e travolge in particolare nel trattare argomenti spinosi e controversi.

Le matricole sono quei coglioni alcolizzati che passano la loro vita diciamo universitaria (perchè per dire studentesca bisognerebbe che studiassero) a farsi dire da altri coglioni alcolizzati più grandi, alcuni decisamente vecchi, dotati quindi di più "bolli", ad esempio di abbassarsi i pantaloni intonando sonori "coccodè" in mezzo a Via del Corso. E dopo esserselo fatto dire lo fanno, con un entusiasmo sconcertante. Chi "fa le Feriae" (Matricularum Senensium) con la scusa di voler rendere immortali e indimenticabili i propri 20 anni, che diventano atrocemente 30 e poi drammaticamente 40, vive (spesso sopravvive) in un'eterna e direi amara Sindrome di Peter Pan, da cui non guarirà mai. Avviene un inquietante lavaggio del cervello che si basa sullo spirito di appartenenza e di partecipazione a valori (?) condivisi, che è il motore primo di ogni associazione umana (dalla parrocchia a Al qaeda, ognuna col suo fardello di drammatici risvolti se non fosse per l'ancestrale vantaggio darwiniano dell'aggregarsi - per la serie: "Nessun uomo è un'isola. Maledizione."). Credono che la loro giovinezza (??) sarebbe uno degli effimeri gigli che si fuggono tuttavia, che fioriscono e sfioriscono ad ogni angolo di strada, triturati dall'impietoso volare via del tempo, e che invece così il loro nome di Principi e Balioti resterà, a fianco delle grandiose gesta di cui comunque poco si ricordano da sobri, negli annali della gloria (se non altro nella lista di Wikipedia e su Youtube).

Il fatto è che io ci casco sempre con tutte le scarpe; mentre questa stronza acida che mi porto appresso e di cui ora sapete l'opinione mi guarda con disapprovazione io mi commuovo e a teatro, nella penombra, prima che vada in scena l'ultima rappresentazione dell'Operetta, canto sottovoce Gaudeamus Igitur sorridendo, rispolverandolo da un devo ammettere amato cassetto della memoria, quello di una me sedicenne, poi diciassettenne, studentessa di un liceo per niente estraneo a questo clima e che a sua volta era per questo amato/odiato a seconda di quale veste mi andava di portare. Non me ne frega più un cazzo del nonnismo (deprecabile e fascista blablabla), del divieto per le donne di partecipare (antidemocratico e razzista blablabla), del fatto che un tizio di credo neanche 5 anni più giovane di mio padre mi abbia appena messo una mano quasi sul culo per passarmi poi avanti in fila al bar (viscido maniaco blablabla). La città per questa settimana è loro, fanno quello che devono e cioè quello che vogliono. C'è dell'attrazione in tutto questo, come in tutto ciò che a pelle suona sbagliato. Il Gaspero mi rapisce, mi porta con sè nella voluttuosa e riposante ottica del fancazzismo proclamato con fierezza come unico stile di vita che abbia un senso adottare dal momento che del doman non v'è certezza. Piume, mantelli, gente che conosco. Baci, abbracci, odore di vino e di sudore, Facce nuove e più giovani che mi fanno sentire addosso la loro stessa ansia che troppo presto verrà un domani che non voglio, in cui quello non sarà il mio posto, in cui dovrò semmai preoccuparmi egoisticamente che non lo frequentino troppo i miei figli (e quel che è peggio le mie figlie!). C'è della genialità in questa casta di deficienti fuori dal mondo e dal tempo, l'ho pensato oggi ad esempio mentre leggevo su un loro vecchio Numero Unico di uno scherzo, uno dei tanti, fatto ai residenti del centro e al Comune (lettere distribuite in ogni casa con scritto che per emissione di falsi permessi ztl tutti dovevano entro 48 ore farvi apporre un timbro indelebile previa autenticazione dello stesso; conseguente isteria collettiva e intasamento degli uffici). Con un certo spirito decadente oggi torno a Firenze dopo questa parentesi senese, con la sensazione che le mie radici di identità si trovino dove meno vorrei che si trovassero ma dove in fondo mi piace che si trovino...

martedì 3 maggio 2011

Il cavaliere inesistente

Quel polverone vide Rambaldo che correva a piedi a cercarla e le gridò: "Dove vai, dove vai, Bradamante, io son qui, per te, e tu vai via!" con quella testarda indignazione di chi è innamorato e vuol dire: "Son qui, giovane, carico d’amore, come può il mio amore non piacerle, cosa mai vuole costei che non mi prende, che non mi ama, cosa può volere di più di quel che io sento di poterle e di doverle dare?" e così imperversa e non si dà ragione e a un certo punto l’innamoramento di lei è pure innamoramento di sè, di sè innamorato di lei, è innamoramento di cosa potrebbero essere insieme, e non sono. E in questa furia Rambaldo correva alla sua tenda, preparava cavallo armi bisacce, partiva anch’egli, perchè la guerra la combatti bene solo se tra le punte delle lance intravedi una bocca di donna, e tutto, le ferite il polverone l’odore dei cavalli, non ha sapore che di quel sorriso.




lunedì 2 maggio 2011

Revival a casa di Chio

No scusate ma non posso esimermi dal compiere questo gesto insano.. sono a casa di Chio e abbiamo appena trovato questa lista di minchiate venute fuori nel nostro delirante studio di gruppo di Istologia.. come stavamo al primo anno?? E si può solo che peggiorare.. andiamo bene!!

- La Faussone, che schifo.. secondo me le placente che abbiamo visto erano sue! (Chio)

- Ho anche le pesche.. e le ciliegie
- Ma le pesche sono liscie?
- Sì
- Oh, bene! E sono dure?
- Durissime
- Ok.. via dammi le ciliegie

(Io e Chio che ha le idee chiare)

- Aaah, ma le mammelle soprannumerarie possono essere tolte chirurgicamente!!! Altrimenti uno cammina a 4 zampe come le lupe (mia considerazione senza senso di cui mi vergogno immensamente)


- Gli uomini di figli ne vogliono sempre di più sì! Tanto nn è che tocca a loro farsi vomitare dentro! (Andre materna come me)

- No scusate.. dopo 4 settimane, cioè dopo ben un mese che hai fatto la minchiata, e ogni giorno sono successe 1000 cose per cui le stesse 3 cellule si sono chiamate in 100 modi diversi.. il merda è di 5 millimetri?? (Io materna come Erode)

- Io morirò per degenerazione grassa di me stessa (Chio e la secrezione olocrina)

- Posso leggere io? Se sottolineo e basta rido! (Chio ha reazioni inconsulte)

- Questa sedia è proprio comoda! Mi viene da ridere da quanto è comoda! (Chia nn è sola, c’è anche Vale)

- Iacopo ho perso gli antistaminici..
- Potrei anche sforzarmi di fingermi dispiaciuto.. ma non lo farò (Iacopo sempre consolante quando ho bisogno d’aiuto)

- Fanno tanto schifo le placente?
- Un pò.. però a me mi ricordavano una cosa che ho mangiato in Francia! (Andre pensa a mangiare nei peggiori momenti)

- Non voglio più essere in questo corpo (Chio e i primi inquietanti riferimenti seri alla morte)

- Secondo voi se mi butto dalla mia finestra muoio? (Chio si aggrava)

- Io penso di voler passare a miglior vita.. non so voi (Chio ci vuole bene e cerca di coinvolgerci)

- Vorrei essere in una stanza gelata.. cn tante palline che sono M&M’s.. buttarmici sopra e mangiarmele (I desideri di Vale in botta perenne)

- Faremo cagare per sempre (Eccoci)

- Sivs, forza, mimaci un vivace movimento ameboide (Vale)

- Il mio cammello a pallini secondo me è di connettivo: ci sono cellule intersperse in una matrice lassa (Io e peluches dell’Ikea)

- No, non può STARE VENENDOMI fame! (Chio che senza zuccheri al cervello manifesta afasie)

- Lo spermatozoo un capisce manco se lo chiami per nome! E’ l’ovulo che quando passa gli dice: "A tonto!!" ..una cosa deve fà, manco quella!! (Vale e la fecondazione)

- La soluzione è facile: caffeina e ansiolitici.. meglio delle anfetamine faranno! (Chio e la promozione della salute)

- Sai ora cosa mi andrebbe? Di prendere la rincorsa e buttarmi giù di sotto! (Occhio, Chio è contagiosa)

- Te eri così guarda Valentina.. tutta bocca e culo! (Iacopo, il disco embrionale e la galanteria)

- No io non ero fatto così, io ero l’humunculus.. sono nato uguale uguale a ora; a mia madre si sono "aperte le acque", sono uscito, ho stretto la mano al primario di ostetricia e sono subito venuto qui in biomedica a studiare (Iacopo)

venerdì 22 aprile 2011

Che sia stramaledetto il calcio -.-'''

Proposta: cambiamo sport nazionale e ne introduciamo uno divertente?? Così magari ci appassioniamo tutti e non saremo costretti a sentire sterili infinite discussioni su 11 analfabeti che corrono per 2 ore su e giù dietro a un pallone come i Labrador al mare -.-'''

mercoledì 20 aprile 2011

Precisazione sul tema

...Ah, non vi aspettate recensioni dei libri che vi proporrò... le recensioni (che tra l'altro ovviamente non saprei fare) sono comunque, anche se fatte da chi scrive di libri per mestiere, il modo migliore per farmi passare la voglia di leggere prima ancora di cominciare, a prescindere.
Per me conta:
1) Un titolo accattivante
2) Un incipit al fulmicotone
3) Quelle 3 righe, o quel brano, o quell'accenno al contenuto che si trova sulla quarta di copertina, che ti incuriosisce sulla trama presentandoti un accenno di un carattere, il dettaglio di una fisionomia, lasciando poi la curiosità inappagata ma non indispettita e desiderosa di soddisfazione.
Via via voglio proporvi i brani che più mi hanno fatto riflettere su una cosa: che chi possiede (e non solo conosce) la lingua con cui scrive (che non necessariamente è quella con cui parla, ma di sicuro è quella con cui pensa) è lui stesso l'arte con cui lavora, non la pratica soltanto.

martedì 19 aprile 2011

Dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio

"..Non so, le cose più strane. Ma nn è paura, proprio paura.. è un pò diverso.. la paura viene da fuori, io questo l’ho capito, tu sei lì e ti arriva addosso la paura, ci sei tu e c’è lei.. è così.. c’è lei e ci sono anch’io, e invece quel che succede a me è che d’improvviso io nn ci sono più, c’è solo più lei. Che però nn è paura.. io nn so cosa sia, voi lo sapete?

"E’ un pò come sentirsi morire. O sparire. Ecco: sparire. Sembra che gli occhi ti scivolino via dalla faccia e le mani diventano come le mani di un altro, e allora pensi ‘cosa mi sta succedendo?’, e intanto il cuore ti batte dentro da morire, nn ti lascia in pace.. e da tutte le parti è come se dei pezzi di te se ne andassero, nn li senti più.. insomma te ne stai per andare, e allora io mi dico ‘devi pensare a qualche cosa, devi tenerti aggrappata a un pensiero, se riesco a farmi piccola in quel pensiero poi tutto passerà, bisogna solo resistere’, ma il fatto è che.. questo è davvero l’orrore.. il fatto è che nn ci sono più pensieri, da nessuna parte dentro di te, nn c’è più un pensiero ma solo sensazioni, capite? Sensazioni.. E quella più grande è una febbre infernale, è un tanfo insopportabile, un sapore di morte qui nella gola, una febbre, e una morsa, qualcosa che morde, un demonio che ti morde e ti fa a pezzi, una..

"Scusate, sigore.

"Sì, ci sono delle volte in cui è molto più semplice, voglio dire, mi sento sparire, sì, ma dolcemente, piano piano.. è l’emozione, Padre Pluche dice che nn ho niente che mi difenda dall’emozione e così è come se le cose entrassero direttamente nei miei occhi..

"Nei miei occhi, sì

"No, io nn me lo ricordo. Io so che sto male, ma.. Alle volte ci sono cose che nn mi spaventano, voglio dire, nn è sempre così, l’altra notte c’era un temporale terribile, lampi, tuoni, vento.. ma io ero tranquilla, davvero, nn avevo nè paura nè niente.. Poi però basta un colore, o la forma di un oggetto, o.. la faccia di un uomo che passa, ecco, le facce.. le facce possono essere tremende, nn è vero? Ci sono delle facce, ogni tanto, così vere, che a me sembra che mi saltino addosso, sono facce che urlano, se capite cosa voglio dire, ti urlano addosso, è orribile, nn c’è modo di difendersi, nn c’è.. modo..

"Padre Pluche dice che io in realtà dovevo essere una farfalla notturna, ma poi c’è stato un errore, e così sono arrivata qui, ma nn è esattamente qui che dovevano posarmi, e così adesso è tutto un pò difficile, è normale che tutto mi faccia male, devo avere molta pazienza e aspettare, è una cosa complicata, si capisce, trasformare una farfalla in una donna..

"Signore, scusatemi..

"Signore, volevo dire che io lo so che sto male e nn riesco nemmeno a uscire da qui, ogni tanto, e anche solo correre è per me una cosa troppo..

"Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poterla avere, tutta quella che c’è, tanta da impazzirne, nn importa, posso anche impazzire ma la vita quella nn voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio."

(Oceanomare, Baricco)

giovedì 14 aprile 2011

C'è tenerezza e bellezza nascosta nel mondo, per questo gira ancora nonostante tutto :)

C’era una signora stamani sull’autobus che teneva sulla ginocchia una busta della spesa enorme. La stringeva con tutta la forza che aveva, cioè abbastanza poca. Accanto a lei c’era un vecchietto, dalla parte del finestrino, e questo vecchietto era il marito, e questo marito si è accorto della fatica di sua moglie e ha preso la busta sulle sue gambe. Poi le ha preso anche la mano e l’ha tenuta come si tengono gli uccellini che tremano, ha raccolto quelle dita magre e se le è appoggiate su una mano, e con l’altra le ha coperte. Sono rimasti così senza guardarsi, e così insieme erano una cosa sola, naturale e pura, e in un mondo buono avrebbero fatto parte integrante dell’armonia dell’ambiente circostante, e invece spiccavano con tutta la loro forza inutile e la loro unicità smarrita e il loro essere fatti di ossa e pelle e artrite e amore sul grigio delle facce intorno, sullo sporco del vetro, sui clacson isterici di chi è arrabbiato prima di tutto con se stesso per non dover andare mai veramente da nessuna parte, di sicuro non a casa a mettere la spesa nel frigo con il peso degli anni addosso e con il peso di ciò che conta dentro al cuore.


Mi piace ritagliare il buono silenzioso del mondo che mi capita di cogliere qua e là e conservarlo affinchè non venga travolto dal passare delle cose rumorose della vita. Quel buono che ancora riesce ad aprirmi il cuore e a farmi sentire così bene...

domenica 10 aprile 2011

Il perchè e il percome

Cercando di riprendermi dal gozzovigliamento di oggi e di ieri (che Dio benedica compleanni e feste di laurea!!) vorrei spiegare cosa intendo farne di questo Sivsangolo. Partendo dallo spiegare il perchè del suo nome.
Intanto.. Sivs sono io. Storpiatura del mio nome più che soprannome vero e proprio affibbiatami al liceo, per il fatto che ero solita girarmi pensando di essere interpellata ad ogni sibilo prodotto nel chiacchiericcio circostante durante le lezioni (incipiente sordità più che egocentrismo); ed è così che sono diventata il mio codice fiscale.
Il Sivsangolo è un luogo in cui Sivs si esprime. L'animale Sivs tende a esternare in luoghi che le sembrino familiari, accoglienti, consoni a raccogliere con pazienza le sue deliranti Sivsinizzazioni - per assurdo, questo luogo può essere anche l'illimitato web. Anche perchè ho il vizio di sivsinizzare continuamente e su tutto, e ciò che la mia testolina partorisce viene da tempo registrato in un Sivsangolo speciale: la mia camera. Le sue pareti sono ricoperte di parole; le ho raccolte qua e là da persone che con le parole hanno creato un lavoro per loro che fosse anche un'arte e un regalo per tutti noi, oppure che ho pensato in un momento in cui non mi andava di lasciarle affondare nel flusso ininterrotto delle immagini pensate, oppure che ho trovato per caso negli occhi e nei discorsi degli altri e che ho riconosciuto come mie o come così lontane da me da non poterle perdere.
Quindi, il primo Sivsangolo è una stanza, la mia stanza, per questo qui siamo in un nuovo Sivsangolo che avrà uno scopo un po' diverso (ma non troppo) di uno Zibaldone generico. Questo scopo vorrei che fosse la condivisione di quello che per me è una grossissima fonte di gratificazione, stimoli e ricchezza: la lettura. Purtroppo mi manca il tempo e l'energia per leggere tanto e bene come qualche annetto fa, ma mi piacerebbe un sacco lo stesso riuscire a incuriosirvi, dirottare per 5 minuti la vostra attenzione dalle solite serie futilità e farvi distendere le rughe della fronte con le futili serietà della letteratura. Del resto,

"forse, sempre, e per tutti, altro non è mai, leggere, che fissare un punto per non essere sedotti, e rovinati, dall'incontrollabile strisciare via del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non fosse per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere. Si legge per non alzare lo sguardo verso il finestrino, questa è la verità. Un libro aperto è sempre la certificazione della presenza di un vile - gli occhi inchiodati su quelle righe per non farsi rubare lo sguardo dal bruciore del mondo - le parole che a una ad una stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamano libri - la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una porcheria. Però: dolcissima ... leggere è una porcheria dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura - un libro che inizia..." (A. Baricco, Castelli di rabbia)

sabato 9 aprile 2011

Per pubblicare questo post dopo essermi resa conto della data dell'ultimo ho chiamato a raccolta tutto il mio coraggio!! :S

Ebbene sì, io mi vergogno. Mi vergogno proprio, e tanto!! Riprendo questo blog solo ora (volevo dire "riprendo il filo di questo blog" ma mi sono accorta con sgomento che vi avevo già ai suoi albori dedicato così poco tempo che un filo nemmeno ce l'ha mai avuto).. sono quasi imperdonabile.
Dico quasi perchè comunque l'altro mio blog ha assorbito un bel po' di tempo e energie, quindi dò la colpa al fatto che a questa mia nuova creatura non ero riuscita ad affezionarmi.. e dico quasi anche perchè proverò come posso a farmi perdonare, e spero ancora di riuscirci!
A breve (sto già rimandando, me ne rendo conto.. ma stavolta giuro che non starò via per molto!!) darò a questo mio Sivsangolo un suo perchè, e ce l'ho già in mente! Avrà un suo tema prevalente, al quale aggiungere sivsinizzazioni di varia natura da me generate che prontamente vi riferirò ;)
Abbiate fiducia in me, anche se non me la merito!